Sab. Feb 22nd, 2025

di Giorgia Capriglia

Con l’emendamento al decreto Milleproroghe sul taglio dell’Irpef agricola si cominciano a raccogliere i primi frutti della protesta che da giorni movimenta anche l’Italia. È questo un primo passo concreto e determinante ma che non risolve i numerosi problemi che attanagliano il settore.

Le proteste sono cominciate per le novità introdotte nell’ultima Legge di Bilancio riguardanti le agevolazioni fiscali pensate per agricoltori e allevatori, oltre alle tante questioni che minano il comparto. Ma cosa pensano a riguardo i nostri concittadini impegnati nel settore primario? Li abbiamo intervistati e chiesto loro qual è la situazione qui.

Nel territorio martinese le difficoltà non si limitano solo alle ultime novità ma riguardano anche la forte presenza di lupi e cinghiali che mettono a serio rischio il bestiame e di conseguenza l’intero ciclo produttivo. Ancora, i problemi riguardano le tante restrizioni sull’allevamento, la mancanza di tutela sul prodotto e sull’agricoltore / allevatore stesso, la mancanza di una buona educazione alimentare, il desiderio di voler introdurre cibi sintetici ignorando le tantissime questioni che ruotano intorno ad essi e molto altro ancora.

I punti cardine sui quali ci siamo voluti soffermare sono:

  • dare valore all’etichettatura e di conseguenza EDUCARE alla buona e sana alimentazione. Prestare attenzione e dare valore al vero MADE IN ITALY. La dieta mediterranea è da sempre una delle migliori al mondo, perché non diffonderla e tutelarla?
  • Introdurre l’abbattimento controllato di animali pericolosi come lupi e cinghiali per evitare stragi di bestiame, peste suina, distruzione del grano (la cui resa, nel nostro territorio, è già abbastanza bassa se paragonata ad altri suoli meno rocciosi) o, peggio, l’accoppiamento di animali come maiale + cinghiale che danno vita ad incroci dannosi.
  • Introdurre una seria tutela sul VERO Capocollo di Martina Franca. Quanti maiali possiede il nostro territorio per sfamare l’intero mondo? Di certo non tutti quelli che troviamo in giro trasformati in capocollo;
  • ridare importanza al pascolo, gli animali si nutrono di sostanze sane e nutrienti per loro e, al contempo, gli enormi boschi non vengono “mangiati” dalla vegetazione. Rimanendo così sempre vivi, puliti e ordinati naturalmente;
  • evitare ulteriori tasse, come per esempio quelle sui ricoveri per gli animali;
  • evitare di tagliare le agevolazioni sul gasolio agricolo affinché non arrivi ad un costo troppo alto;
  • Informarsi su quello che sono realmente i cibi sintetici e su tutto quello che c’è dietro prima di proporli a spada tratta pensando siano utili alla salvaguardia del pianeta. Pare che per produrre carne sintetica si consumi molta più acqua dei litri incriminati alle vacche;
  • pensare all’introduzione di un giusto indennizzo in caso di uccisione selvaggia dell’animale e al successivo smaltimento.

I punti sono molteplici, esattamente gli stessi contro i quali, OGNI GIORNO, agricoltori e allevatori si trovano a dover combattere. Davvero vogliamo pian piano dire addio a queste preziose figure e ai loro straordinari prodotti?

Davvero vogliamo rischiare di perdere tutto questo come è già successo con tantissimi alberi d’ulivo, simbolo del nostro territorio, a causa della xylella?

Come si evolverà la questione non ci è ancora dato saperlo ma ci auguriamo che vada nel verso giusto. Agricoltori e allevatori vengono solitamente visti come “quelli che sfruttano la terra” e invece, proprio loro, sono i veri conservatori della NOSTRA TERRA e di parte del nostro patrimonio storico-culturale.

La delegazione di agricoltori e allevatori da noi intervistata era composta da:
Salvatore Raguso, Anselmo Turnone, Francesco Raguso, Vincenzo Trisolini e Leonardo Carbotti